Che tu sia un freelance con ritenuta d’acconto, un professionista creativo con partita iva o un lavoratore autonomo che collabora in modo continuativo con un’agenzia di comunicazione e che sta iniziando ad avere lavori propri, la questione di fondamentale importanza (a meno che tu non voglia lavorare gratis!) è riscuotere il pagamento.
Da avvocato che lavora con freelance purtroppo di errori ne vedo ogni giorno. Ecco quindi le 3 mosse per farti pagare come freelance:
- le buone prassi per prevenire i mancati bonifici,
- alcuni consigli per farsi pagare,
- le procedure di recupero dei soldi che ti spettano.
L’importanza del preventivo per il freelance
La necessità di prendere un lavoro spesso porta molti freelance a non strutturare i preventivi in maniera accorta (o a non scriverli affatto nella peggiore delle ipotesi). Preventivi sottoscritti, e-mail di conferma, contratti formali sono la base del lavoro.
No alla conferme telefoniche, alle e-mail senza indicazione specifica delle attività, agli ordini non firmati.
È importante stabilire a priori: l’oggetto dell’attività (cosa fa il freelance?), i termini e le modalità di pagamento (entro quando il cliente pagherà e con quali modalità a rate o a saldo?), i termini di svolgimento dell’attività (entro quando il freelance consegna il lavoro?).
Nel contratto indica specificatamente il corrispettivo che richiedi per quel servizio, le modalità di pagamento e i termini che devono essere rispettati.
Tutto questo deve essere inserito in un documento e sottoscritto dal freelance e dal cliente.
Ho parlato del tema contratto scritto o accordo tramite email in un post dedicato. Se vuoi approfondire, ecco il link: Accordo per email ha validità legale?
Sospensione della prestazione in caso di inadempimento
Se il cliente non paga tu non fai, o smetti di fare. All’interno del preventivo è bene che vengano predisposte delle clausole che ti consentono di sospendere l’esecuzione della prestazione in caso di ritardo nel pagamento, mancato rispetto dei termini di pagamento o insoluto.
Per fare qualche esempio: se non paga entro il termine il servizio hosting, non sei tenuto a rinnovarlo; se non paga mensilmente il servizio di social media marketing, non sei tenuto a fornire il calendario editoriale entro il 20 del mese per quello successivo.
La sospensione della prestazione in caso di mancato pagamento, è una questione che interessa molto soprattutto chi sviluppa siti web: Fare siti web, le tre cose da inserire nel contratto
Promesse di pagamento o riconoscimenti di debito
Quali sono gli strumenti utili per recuperare lo “stipendio del freelance”?
Nel mondo del diritto, le promesse di pagamento, specie se fatte con modalità cartacea e sottoscritte, hanno notevole valore. Allo stesso modo, le e-mail spedite dallo stesso titolare del seguente tenore: “Si, so che ti devo 1K per l’attività che hai svolto nel mese di settembre di cui alla fattura 54 del 14 ottobre ma adesso non riesco, ti faccio il bonifico entro il 31 dicembre” sono utili laddove ad esempio non ci fosse un preventivo sottoscritto e il cliente non rispetti i termini.
La procedura di recupero della fattura del freelance
Eppure alle volte il cliente continua a non pagare il freelance. Ed è qui che di solito entro in gioco io!
- Sollecito di pagamento
Si tratta di una comunicazione che puoi spedire tu stesso e con cui inviti il tuo cliente ad eseguire il pagamento entro i termini che avevate concordato. A seconda dei rapporti con il cliente, potrai avvisarlo che se non paga ti rivolgerai ad un avvocato per recuperare la tua fattura. - Diffida formale con interessi
Se il cliente non rispetta i termini di pagamento e non risponde positivamente al sollecito, puoi rivolgerti ad un avvocato affinché chieda lui, formalmente (mediante PEC ad esempio), il pagamento dell’importo. In questo caso, il tuo avvocato potrà richiedere il pagamento degli interessi e, a seconda del tipo di accordo che era stato stipulato potrà informarlo che sospenderai il servizio. Inoltre, potrà essere comunicato che se continua a non pagare, ti rinvolgerai ad un giudice affinché gli ordini di eseguire il pagamento. - Decreto ingiuntivo di pagamento
Se quindi, nemmeno la diffida formale non sortisce alcun effetto, in presenza dei necessari presupposti, potrai richiede al giudice che emetta un c.d. decreto ingiuntivo di pagamento. Trattasi, in sostanza, di un provvedimento con cui il Tribunale ordina al tuo cliente di pagare la tua fattura, oltre agli interessi, alle spese che hai sostenuto per eseguire questa richiesta e ai compensi del tuo avvocato.
Di estrema importanza, in questo caso, è avere un contratto scritto e sottoscritto dal cliente, una promessa di pagamento o un riconoscimento di debito: agevolerà molto il recupero della somma. - Causa ordinaria al Tribunale
Se non ci sono i requisiti per ottenere un decreto ingiuntivo (che è una procedura di per sé veloce), potrai avviare una causa ordinaria. In questo caso, a seconda del tipo di attività che hai svolto, il tuo avvocato ti suggerirà il modo che ritiene più utile per recuperare il tuo credito. - Procedure alternative di risoluzione
Accanto alle modalità c.d. tradizionali (rivolgendosi al Tribunale) esistono strumenti alternativi, alcuni dei quali sono stati introdotti dallo Stato per diminuire il carico giudiziale . Anche in questo caso, il tuo avvocato saprà consigliarti le modalità di recupero il tuo credito.
Attenzione a ciò che dici e scrivi
Un consiglio fondamentale: nel momento in cui il tuo cliente contesta il lavoro, rifiuta di pagare, diventa irreperibile, dichiara di non aver nessun debito nei tuoi confronti, ti suggerisco di contattare un professionista che ti possa consigliare le modalità di intervento preferibili.
Perchè? Molto spesso, ciò che si scrive nelle comunicazioni o ciò che si dice in questo ambito, riveste notevole rilevanza anche per il futuro. Puoi avere tutte le ragioni ma se decidi di accordare una dilazione di pagamento, uno sconto, se riconosci di aver fatto male il lavoro, se ammetti un ritardo nella consegna, saràdifficile poi, nell’ambito di un giudizio, risolvere la situazione e dire che non è così.