Nell’employee brand advocacy il lavoratore dipendente diventa un ambasciatore del marchio dell’azienda: non sempre contribuisce a migliorare l’immagine dell’impresa. Ci sono delle implicazioni legali e contrattuali che devono essere preventivamente considerate anche con riguardo al contratto di lavoro dipendente.
I profili legali dell’employee brand advocacy
I profili legali da considerare sono vari, a partire dai più semplici.
- da una parte c’è la tutela dell’immagine dell’azienda;
- dall’altra c’è la protezione della libertà di espressione del lavoratore dipendente;
La protezione dell’immagine dell’impresa richiede che il lavoratore non pubblichi contenuti diffamatori o che possono causare un danno alla reputazione dell’azienda.
Il lavoratore è titolare del profilo presso il social network e deve tuttavia avere la possibilità di farne un uso personale, non essere limitato quindi nella propria forma di espressione, sopratutto durante il proprio tempo libero.
La responsabilità civile e penale del dipendente come ambassador
Qui non si parla di contratto di lavoro e quindi di eventuale responsabile contrattuale bensì di una responsabile civile extracontrattuale: protezione dei diritti fondamentali e della personalità, come il diritto alla libera espressione del pensiero, alla riservatezza, all’immagine (di entrambi).
A ciò si aggiunge, nei casi più estremi, una responsabilità penale per dichiarazioni rese nei social network con l’intento di offendere la reputazione dell’azienda, ai sensi dell’art 585 c.p.
Abbiamo parlato del tema ambassador e influencer in generale, non con riguardo ai rapporti di lavoro dipendente: può leggerci qui.
La tutela dell’immagine dell’impresa nel contratto di lavoro dipendente
Ci sono però altri obblighi e responsabilità, di natura contrattuale, che nascono dal contratto di lavoro. mi riferisco agli obblighi di lealtà, al rispetto degli impegni alla riservatezza, ecc.
I lavoratori dipendenti sono chiamati a creare e pubblicare contenuti per migliorare l’immagine dell’azienda e/o attirare l’attenzione verso il brand ma di solito non sono assunti per svolgere esclusivamente questa attività, non sono quindi degli ambassador dipendenti.
Vengono invece istruiti dai social media manager specialist e pubblicano contenuti, anche previamente approvati dall’agenzia di comunicazione a supporto. Oppure, ricevono delle linee guida a cui conformarsi nella condivisione di commenti e idee, soprattutto con riguardo ai social network tipicamente utilizzati per lavoro in cui è evidente l’azienda per la quale si svolge attività e il ruolo.
Sotto questo profilo quindi, vengono in considerazione:
- Obbligo di lealtà e di fedeltà: si tratta di obblighi tipici inseriti all’interno del contratto di lavoro che discendono dalla legge (“Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa, o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio“)
- Mansioni specifiche inserite nel contratto di lavoro: se l’azienda decide di investire in comunicazione, potrebbe optare per concordare una modifica alle mansioni ed integrare queste attività, bilanciando con quanto già esistente;
- Clausole di riservatezza: è ovvio che il lavoratore, quando interagisce tramite i social network deve astenersi dal pubblicare contenuti confidenziali, segreti aziendali e dati per i quali deve essere garantito il massimo riserbo. Questo può essere oggetto di uno specifico accordo siglato con i lavoratori.
Di recente la figura dell’influencer ha ricevuto l’attenzione degli organi che si occupano della gestione della pubblicità. Ti suggerisco di iscriverti alla nostra newsletter per rimanere aggiornata e aggiornata sul tema, che abbiamo condiviso con i nostri iscritti.
Best practices per i dipendenti come ambassador dell’impresa
A mio avviso, per impostare una corretta gestione dei dipendenti come ambassador dell’impresa, è utile partire dal definire delle procedure così da evitare, in via preventiva, problematiche. Visto che poi, la lesione dell’immagine dell’azienda è un fattore indubbiamente problematico per il business.
- Social media policy. Adottare un documento interno con cui i dipendenti vengono informati in modo completo delle modalità di utilizzo dei social network, una policy da trasmettere, diffondere e appendere nella bacheca aziendale. Abbiamo parlato di social media policy qui.
- Regolamento d’uso degli strumenti informatici. Fornire le istruzioni per un corretto utilizzo degli strumenti informatici, social network compresi, quando questi vengono utilizzati durante l’orario di lavoro come strumento di lavoro. Abbiamo trattato l’argomento qui.
- Formazione sulle implicazioni legali. Fornire un’adeguata ed aggiornata formazione, mediante un consulente legale specializzato in ambito diritto della comunicazione, che possa indicare le implicazioni legali, anche con riguardo al contratto di lavoro dipendente. Noi di Legal for Creatività svolgiamo incontri di formazione sul diritto della pubblicità, approfondendo i profili di maggiore rilevanza per il settore specifico.
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Foto di Ian Schneider su Unsplash